Paura di suonare in pubblico
Nel mio caso il timore d’esser
guardato mentre suonavo iniziò fin dai primi tempi in Conservatorio. Il prof di Flauto voleva che tutti gli alunni
della sua classe fossero presenti alle lezioni, in questo modo anche un
semplice esercizio di riscaldamento doveva esser fatto davanti agli altri e dato
che ero al mio primo anno di studi musicali, quindi un ragazzino di 11 anni,
ogni volta tutt’attorno a me c’eran ragazzi e ragazze molto più grandi, alcuni vicini
al Diploma. La sensazione di panico non s’attenuò con il passare dei mesi e il timore d’esser giudicato, di sbagliare, di
far brutta figura, era sempre fortissimo. Poi un giorno il prof mi disse
“Guarda che tu non suoni per gli altri, ma per te stesso. Se tu stai suonando
un qualsiasi brano, lo stai facendo perché ti piace farlo. Questa sensazione di benessere di felicità interiore tu devi
averla sempre quando suoni. Sei nella
tua cameretta e stai iniziando a suonare le Scale per scaldare le dita?
Falle al meglio, senza fretta,
curando ogni dettaglio, ed essendo felice di farlo. Il suono dovrà esser bello,
pieno, caldo, intonato, espressivo. Dai a te stesso quello che vorresti ti
desse sempre un musicista quando suona: benessere”.
Dopo questo ragionamento del mio
insegnante cominciai a vedere la musica in maniera del tutto diversa, dovevo,
innanzi tutto, suonare per me!
Se mi fossi divertito io, forse anche un qualsiasi ascoltatore avrebbe provato emozioni positive.
Vicino a casa mia c’era un
giardino pubblico immenso, il “Parco Ducale” di
Parma.
Che sarebbe successo se mi fossi messo a studiare in un angolino
di questo storico luogo e con il pericolo di esser visto? Mi immaginavo la
gente che si avvicinava, che giudicava, che mi criticava, ero atterrito! Ma decisi di provare. Presi la bicicletta, e con la borsa in spalla
con dentro flauto e leggio andai al Parco.
La bella giornata di primavera aveva
fatto riempire quest’enorme area verde che, tutt’ora, è uno dei posti più belli
e suggestivi della città. Trovai il posto meno frequentato e più lontano
possibile da ogni forma di vita. Timidamente tirai fuori il flauto, tremante iniziai a suonare e…sorpresa…non accadde assolutamente nulla! Io suonavo
guardando la musica e cercando di stare concentrato e la gente continuava a
comportarsi esattamente come prima. Passarono un gruppetto di attempati signori
che facevano footing e non mi degnarono di uno sguardo, un signore con il cagnolino si fermò un istante mi sorrise e
continuò la sua passeggiata, un gruppo di ragazze che a me bimbo di 11 anni parevano
delle “gigantesse”, passarono
correndo…insomma…nessuno fece nulla di tutte le cose terribili che mi ero
immaginato. Semplicemente in un angolino
di un parco pubblico immenso, un ragazzino stava scoprendo che suonare è una
cosa semplice, naturale. Questo piccolo esempio vale anche ora. Se qualcuno si vuol fermare ad
ascoltarti lo farà, ma non esiste un
solo motivo per temere chissà cosa.
Le
maggiori paure infatti, sono quelle che ci creiamo noi stessi. E così il mio modo di suonare, gradatamente migliorò, le braccia diventaron più
rilassate, non sentivo il solito dolore alle spalle dovuto alla tensione e il
suono si era stabilizzato e potenziato. Da quei giorni di quasi 40 anni fa, la
musica per me è stata questo: divertimento
per me stesso, per la mia mente, il mio cuore, il mio corpo, poi se c’è un
pubblico bene, se non c’è nessuno va benissimo lo stesso. Sono felice su un
palco, come sono felice studiando in casa, come dovrebbe essere per tutti i
musicisti.
Quindi se suoni uno strumento e
sei all’inizio divertiti sempre, anche mentre studi esercizi che ritieni
noiosissimi. Crea dentro di te l’emozione dell’ascolto, rendi bello ogni suono,
sorprenditi nel capire che ogni nota compone un puzzle meraviglioso e che se
manca un solo pezzettino il quadro non sarà completo. Tu sei il pittore di un
opera che arriva direttamente al cuore di chi ti ascolta e se non c’è pubblico,
quell’opera che hai realizzato sarà comunque per te stesso. E questo è un
grande traguardo.
Semplicemente Unico. Grazie.
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