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giovedì 23 gennaio 2014

La gioia di suonare uno strumento musicale


La gioia del suonare uno strumento musicale

Perché faccio musica e perché ho scelto sempre strumenti a fiato?
Penso che sia una questione legata alla forte componente fisica, quasi corporea, che percepisco chiaramente ogni volta che suono.

Qualsiasi strumento a fiato è un appendice della mia bocca, è un prolungamento del mio respiro, è qualcosa che vibra come vibra la mia voce quando mi diverto a cantare, maluccio, una semplice canzone. Il vibrato degli strumenti a fiato, inevitabile in quanto nel nostro torace abbiamo un cuore che pulsa e il vibrato è espressione, lo percepisco chiaramente nello strumento con il quale esprimo i miei stati d’animo, appunto vibranti.
Il Flauto Traverso, il Fagotto, la Piva Emiliana e il Flauto Dolce, sono silenziosi compagni di viaggio che prendon voce, la mia voce, ogni volta che desidero provare a dire qualcosa senza usare le parole. So che è difficile spiegarlo a chi non ha mai provato a suonare, ma gli strumenti musicali per me, sono questo. Brani che con la voce non potrei mai eseguire, cose che non saprei dire a parole, diventan qualcosa di vivo, potente, e realmente espressivo.
Il timbro del Flauto Traverso è caldo, non trovo un altro modo per definirlo, caldo e avvolgente, e mentre lo si suona è chiaramente percepibile il suono dell’aria che va ad infrangersi sull’estremità dell’imboccatura ad ancia libera, cioè un semplice foro. Senti l’aria che corre nel corpo dello strumento e che, all’estremità opposta, esce come suono. Un suono che viaggia rapidissimo in una sala se stai suonando in pubblico, o che ti avvolge se sei in camera tua a ripassare un brano che vuoi migliorare. Il Flauto Traverso ha qualcosa che mi fa sempre pensare alla parola “casa”, mi immagino un camino con dei ciocchi ardenti che scoppiettano, è una coperta calda di vibrazioni positive.
Il Fagotto invece ha, nel mio modo di percepirlo mentre lo suono, una malinconia unica. Quando si suonan le note medio-basse legate, ti entrano nel torace con una forza che, lì per lì, si stenta a creder che un oggetto, un lungo tubo di legno con dei fori, possa esserti così vicino dal punto di vista espressivo. E’ una voce, la mia voce, ma all’ottava sotto. E’ una vibrazione calda, possente che spesso cerco nel mio quotidiano, è la calma, la profondità che vorrei. E’ un lato del carattere che in realtà non ho, ma che questo strumento mi permette d’esprimere.
La Piva Emiliana è uno strumento della famiglia delle Cornamuse. E’ potente, con un suono aperto, quasi volgare, che non puoi realmente controllare nella sua emissione in quanto l’ancia non è fra le tue labbra ma lontana da te. Strumento tipicamente popolare e dalla limitatissima estensione (ci puoi suonare una decina di note) ha una qualità unica che è il suo limite e la sua forza: lei urla sempre. In qualsiasi momento lei si impone, ti aggredisce nella sua schietta popolare semplicità sonora. Mi fa pensare ad una grassa signora che strilla in dialetto e che, avendo un gran torace (in questo caso una gran sacca che io stringo a me) impone a tutti la propria forza vocale. Con la Piva non puoi suonare in casa e se lo fai i vicini giustamente ti detesteranno. E’ uno strumento che va portato all’aperto, magari in un giardino pubblico il più possibile lontano dalla gente se sei all’inizio dei tuoi studi. Il suo suono deve viaggiare e l’accompagnamento ossessivo dei Bordoni (sono i tubi che emettono le note fisse, come quelli che vedi nelle Cornamusa scozzesi per intenderci) trasmettono stabilità, fermezza, in totale contrasto con la canna del canto, che apre al mondo la sua voce arrogante e diretta. Amo le cornamuse, e la mia Piva Emiliana, proprio per questo.
E infine il Flauto Dolce, il più piccolo degli strumenti ch’io abbia mai suonato. Il timbro è come quello della voce d’un bimbo, piccolo e fresco, a suonarlo con grazia a rapidità può far pensare anche ad un ruscello che scorre rapido. Ideale per ripassare una melodia o per trovare in un attimo le note d’una canzone che hai appena sentito. Ideale da suonare ovunque tu sia, sapendo che se l’emissione sarà ben controllata, non risulterà mai molesto od invadente. Di tutti quelli elencati è quello che più mi assomiglia. Non ha il calore d’un flauto traverso e la sua calda avvolgenza, non ha la profondità, la saggezza espressiva di un Fagotto. Non ha la feroce schiettezza d’una cornamusa. E’ diretto, non ha profondità, viaggia leggero, viaggia rapido. Ci puoi far tutto anche senza impegno, anche solo per gioco, anche solo per passare il tempo.

Gli strumenti a fiato, nella mia quotidianità sono questo. Caratteri che ti vestono dal punto di vista sonoro, che tu indossi quando vuoi e che portano la tua voce a chi la vuole ascoltare. Ma se non hai ascoltatori, sono comunque bellissimi abiti che potrai indossare quando vorrai e che, anche stando in casa, ti porteranno lontano e con una voce ed un carattere nuovo.

2 commenti:

  1. Vero! Condivido tutto ciò che hai scritto. Per me suonare uno strumento è il mio sogno nel cassetto mai realizzato per tanti motivi. Il flauto l'ho imparato tanti anni fa (ma veramente tanti) con te l'ho ripreso perché mi hai comunicato questa tua passione. Tento!....come relax nella mia vita piena d'impegni. Ciao!

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    1. Ciao e grazie di cuore per il tuo bellissimo messaggio! Un grande saluto da Modena

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