La gioia del suonare uno strumento musicale
Perché faccio musica e perché ho scelto sempre strumenti a fiato?
Penso che
sia una questione legata alla forte componente fisica, quasi
corporea, che percepisco chiaramente ogni volta che suono.
Qualsiasi
strumento a fiato è un appendice della mia bocca, è un
prolungamento del mio respiro, è qualcosa che vibra come vibra la
mia voce quando mi diverto a cantare, maluccio, una semplice canzone.
Il vibrato degli strumenti a fiato, inevitabile in quanto nel nostro
torace abbiamo un cuore che pulsa e il vibrato è espressione, lo
percepisco chiaramente nello strumento con il quale esprimo i miei
stati d’animo, appunto vibranti.
Il Flauto
Traverso, il Fagotto, la Piva Emiliana e il Flauto Dolce, sono
silenziosi compagni di viaggio che prendon voce, la mia voce, ogni
volta che desidero provare a dire qualcosa senza usare le parole. So
che è difficile spiegarlo a chi non ha mai provato a suonare, ma gli
strumenti musicali per me, sono questo. Brani che con la voce non
potrei mai eseguire, cose che non saprei dire a parole, diventan
qualcosa di vivo, potente, e realmente espressivo.
Il timbro
del Flauto Traverso è caldo, non trovo un altro modo per definirlo,
caldo e avvolgente, e mentre lo si suona è chiaramente percepibile
il suono dell’aria che va ad infrangersi sull’estremità
dell’imboccatura ad ancia libera, cioè un semplice foro. Senti
l’aria che corre nel corpo dello strumento e che, all’estremità
opposta, esce come suono. Un suono che viaggia rapidissimo in una
sala se stai suonando in pubblico, o che ti avvolge se sei in camera
tua a ripassare un brano che vuoi migliorare. Il Flauto Traverso ha
qualcosa che mi fa sempre pensare alla parola “casa”, mi immagino
un camino con dei ciocchi ardenti che scoppiettano, è una coperta
calda di vibrazioni positive.
Il Fagotto
invece ha, nel mio modo di percepirlo mentre lo suono, una malinconia
unica. Quando si suonan le note medio-basse legate, ti entrano nel
torace con una forza che, lì per lì, si stenta a creder che un
oggetto, un lungo tubo di legno con dei fori, possa esserti così
vicino dal punto di vista espressivo. E’ una voce, la mia voce, ma
all’ottava sotto. E’ una vibrazione calda, possente che spesso
cerco nel mio quotidiano, è la calma, la profondità che vorrei. E’
un lato del carattere che in realtà non ho, ma che questo strumento
mi permette d’esprimere.
La Piva
Emiliana è uno strumento della famiglia delle Cornamuse. E’
potente, con un suono aperto, quasi volgare, che non puoi realmente
controllare nella sua emissione in quanto l’ancia non è fra le tue
labbra ma lontana da te. Strumento tipicamente popolare e dalla
limitatissima estensione (ci puoi suonare una decina di note) ha una
qualità unica che è il suo limite e la sua forza: lei urla sempre.
In qualsiasi momento lei si impone, ti aggredisce nella sua schietta
popolare semplicità sonora. Mi fa pensare ad una grassa signora che
strilla in dialetto e che, avendo un gran torace (in questo caso una
gran sacca che io stringo a me) impone a tutti la propria forza
vocale. Con la Piva non puoi suonare in casa e se lo fai i vicini
giustamente ti detesteranno. E’ uno strumento che va portato
all’aperto, magari in un giardino pubblico il più possibile
lontano dalla gente se sei all’inizio dei tuoi studi. Il suo suono
deve viaggiare e l’accompagnamento ossessivo dei Bordoni (sono i
tubi che emettono le note fisse, come quelli che vedi nelle Cornamusa
scozzesi per intenderci) trasmettono stabilità, fermezza, in totale
contrasto con la canna del canto, che apre al mondo la sua voce
arrogante e diretta. Amo le cornamuse, e la mia Piva Emiliana,
proprio per questo.
E infine il
Flauto Dolce, il più piccolo degli strumenti ch’io abbia mai
suonato. Il timbro è come quello della voce d’un bimbo, piccolo e
fresco, a suonarlo con grazia a rapidità può far pensare anche ad
un ruscello che scorre rapido. Ideale per ripassare una melodia o
per trovare in un attimo le note d’una canzone che hai appena
sentito. Ideale da suonare ovunque tu sia, sapendo che se l’emissione
sarà ben controllata, non risulterà mai molesto od invadente. Di
tutti quelli elencati è quello che più mi assomiglia. Non ha il
calore d’un flauto traverso e la sua calda avvolgenza, non ha la
profondità, la saggezza espressiva di un Fagotto. Non ha la feroce
schiettezza d’una cornamusa. E’ diretto, non ha profondità,
viaggia leggero, viaggia rapido. Ci puoi far tutto anche senza
impegno, anche solo per gioco, anche solo per passare il tempo.
Gli
strumenti a fiato, nella mia quotidianità sono questo. Caratteri che
ti vestono dal punto di vista sonoro, che tu indossi quando vuoi e
che portano la tua voce a chi la vuole ascoltare. Ma se non hai
ascoltatori, sono comunque bellissimi abiti che potrai indossare
quando vorrai e che, anche stando in casa, ti porteranno lontano e
con una voce ed un carattere nuovo.
Vero! Condivido tutto ciò che hai scritto. Per me suonare uno strumento è il mio sogno nel cassetto mai realizzato per tanti motivi. Il flauto l'ho imparato tanti anni fa (ma veramente tanti) con te l'ho ripreso perché mi hai comunicato questa tua passione. Tento!....come relax nella mia vita piena d'impegni. Ciao!
RispondiEliminaCiao e grazie di cuore per il tuo bellissimo messaggio! Un grande saluto da Modena
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